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Gli ultras insultano l’Italia Gattuso impazzisce: il retroscena della furia del ct

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Moldavia-Italia, una partita che ha superato i confini dello sport e si è trasformata in un campo di battaglia politico e culturale. Nella serata di giovedì 13 novembre 2025 allo stadio Zimbru di Chisinau, oltre 570 tifosi italiani hanno preso posto nel settore ospiti, tra cui circa 150 ultras che hanno attivato una contestazione violenta e ostile verso la nazionale azzurra. L’incidente non è stato un evento isolato, ma il frutto di una tensione che si era accumulata da tempo, alimentata da una serie di fattori interni e esterni. I cori nei confronti di Gravina e della Federazione calcistica italiana, in particolare, hanno segnato l’inizio di una protesta che ha preso forma già durante il riscaldamento dei giocatori. La presenza di ultras, spesso non legati direttamente alla tradizione del tifo italiano, ha amplificato la reazione. Alcuni di questi tifosi, in realtà, sono stati convertiti per mancanza di accesso agli stadi italiani a causa di provvedimenti amministrativi, un elemento che ha reso la loro presenza ancora più complessa e controversa.

La protesta ha avuto due motivi principali: la richiesta di maggiore visibilità per gli azzurri e la critica alla repressione degli stadi italiani. I tifosi moldavi, in particolare, hanno utilizzato lo spazio dello stadio per esprimere disapprovazione verso le politiche di sicurezza e controllo che vengono applicate in Italia. Un ulteriore elemento di tensione è stato l’accesso agli striscioni: alcune manifestazioni, come quella che ha riportato la tragedia di Rieti, sono state bloccate dalle forze dell’ordine moldave, mentre un’altra, apparsa in modo offensivo, è stata messa in evidenza come simbolo di violenza e degrado. Questa situazione ha alimentato ulteriore rancore tra i tifosi italiani e quelli locali, creando un ambiente in cui l’emozione ha superato ogni limite di rispetto reciproco.

Durante il secondo tempo, la tensione si è intensificata. Con il punteggio a zero a zero, gli ultras hanno aumentato il livello della contestazione, puntando direttamente sui giocatori e sul commissario tecnico, Gattuso. L’atmosfera si è fatta densa e pericolosa, con cori che si sono rivolti direttamente al ct, esprimendo disprezzo e insulti. Gattuso, che aveva già mostrato segni di frustrazione durante la partita, ha reagito con una reazione di forte indignazione. Nella conferenza stampa tenuta verso mezzanotte, ha dichiarato con fermezza: «È una vergogna, giochiamo all’estero e dobbiamo sentire che ci urlano “andate a lavorare”. Non è giusto. La squadra sta dando tutto. E comunque, per quanto mi riguarda, non rappresentano l’Italia intera». La sua reazione non è stata solo una dichiarazione personale, ma un chiaro segnale di disapprovazione verso un comportamento che vede la squadra esposta a un ambiente di ostilità non controllabile.

Questo episodio solleva questioni fondamentali sulla rappresentatività del calcio come sport e come fenomeno sociale. La presenza di ultras, anche quando non sono legati a gruppi storici, può diventare un fattore di conflitto, soprattutto quando si manifestano senza alcun rispetto per i principi di rispetto e di tolleranza. Inoltre, il fatto che alcuni striscioni siano stati bloccati mentre altri sono stati utilizzati in modo offensivo mostra la complessità della gestione del tifo in un contesto internazionale. Gli stadi, che dovrebbero essere spazi di condivisione e appartenenza, possono diventare luoghi di conflitto quando le dinamiche politiche e sociali vengono mescolate al calcio.

L’intero evento ha anche un valore simbolico per il futuro del calcio italiano. La reazione di Gattuso, seppur personale, riflette un sentimento più ampio di frustrazione verso le politiche di sicurezza e il modo in cui vengono gestite le manifestazioni all’estero. La richiesta di maggiore visibilità per i tifosi, in un contesto in cui la rappresentanza è spesso limitata, potrebbe diventare un punto di discussione centrale per le future politiche del calcio. Allo stesso tempo, la necessità di trovare un equilibrio tra sicurezza, rispetto e libertà di espressione deve essere affrontata con attenzione. Il calcio, come sport, non può più essere visto come un semplice gioco, ma come un campo di espressione sociale. L’episodio di Chisinau è un monito che serve a ricordare che ogni partita può diventare un punto di svolta per la relazione tra squadra, tifosi e società.


Tufan Erdoğdu

Tufan Erdoğdu (34) — Teknoloji & Yazılım Yazarı Tufan Erdoğdu, uzun yıllardır yazılım geliştirme ve ağ teknolojileri üzerine çalışan bir IT uzmanıdır. Kariyerine sistem yöneticisi olarak başlayan Tufan, zaman içinde otomasyon, bulut altyapıları ve siber güvenlik konularında uzmanlaşmıştır. Blogunda okuyucularına teknoloji trendleri, yapay zeka uygulamaları ve yazılım geliştirme ipuçları hakkında sade, anlaşılır ve pratik içerikler sunar.